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La storia di BRUFA
Brufa, in splendida posizione su una ubertosa collina (metri 295 s.l.m.), domina la piana del Tevere e la pianura di Assisi fino a Foligno. Di origini molto antiche, fu abitata successivamente da Umbri, Etruschi e Romani; Castel Grifone era l’antico nome di questo borgo fortificato più volte conteso. A Brufa nel 1367, Perugia, sconfitta dalle soldatesche John Hawkwood, detto l’Acuto, al soldo del Papa, perde il dominio dell’Umbria (1500 morti, 2000 prigionieri). Nel 1415, prigioniero in una torre del castello di Brufa, Giovanni da Capestrano ebbe la visione di S. Francesco che lo spinse sulla via della santità. La storia del castello di Brufa si lega, nella seconda metà del Milleseicento, a quella di Andrea Angelini Bontempi, musicista, architetto, pittore, letterato, incisore di pietre preziose e fabbricante di orologi, uomo di grande cultura e di grande ingegnosità, che a Brufa aveva acquistato fabbricati e terreni; quì morì nel 1705 e fu sepolto nella chiesa dei S.S. Cosma e Damiano da lui stesso fatta edificare nel castello; la chiesina è andata distrutta e le spoglie sono state trasferite nella chiesa principale dedicata al patrono del paese S. Ermete, martirizzato con il taglio della testa al tempo dell’Imperatore Adriano, nell’anno 118 d.C. La statua lignea del santo è stata trafugata di recente e sostituita da un’opera del brufano Marcello Sforna; nella chiesa si possono ammirare due pregevoli quadri: una Annunciazione attribuita a Sebastiano Conca (Gaeta 1680- Napoli 1764), una Madonna del Rosario con S. Domenico e S. Caterina da Siena (1630-1640) attribuita ad Anton Maria Fabrizi (Perugia 1595-1649), e un organo Fedeli dello stesso periodo; sia i quadri che l’organo sono stati di recente restaurati. Accanto alla chiesa si erge un bel campanile di pianta quadrata alto mt. 30 la cui costruzione è stata ultimata nel 1896, sulla facciata del campanile si può ammirare una statua del Santo Patrono in terracotta opera del Biscarini come l’altare interno della chiesa stessa.
Nel 1800 e inizio 1900 Brufa vive la realtà di tanti borghi rurali dell’Umbria, senza avvenimenti di particolare rilievo, anche se è doveroso ricordare il sacrificio per la patria di molti suoi figli, sia nella Prima che nella Seconda Guerra Mondiale; i loro nomi sono incisi su di una lapide collocata nella facciata dell’imponente Palazzo Mancini, di recente restaurato, che domina la omonima piazza. Nel dopoguerra il fenomeno dell’Urbanesimo ha assottigliato sensibilmente il numero degli abitanti, infatti molti si sono trasferiti in città, anche lontane, in cerca di lavoro e fortuna, ma già a fine anni ottanta, molti sono tornati perché mai hanno perduto l’attaccamento al loro luogo di origine, alle loro tradizioni, ai loro amici; è infatti questo un paese in cui forte è sempre stata la volontà di associarsi, di raggrupparsi, di formare nuclei di attività per vivacizzare la vita dei suoi abitanti. Negli anni ‘20, ‘30, ci sono piccole attività teatrali, in seguito un’ottima filarmonica; nel 1946 fu fondato il circolo E.N.A.L., che nel 1958 divenne E.N.D.A.S. e poi, nel 1964, A.R.C.I. Molto attivi in questo periodo gruppi di sportivi dediti al lancio del ruzzolone e della boccia. Negli anni ‘60 esistono altre associazioni come A.C.L.I., Azione Cattolica ecc. E’ tuttavia l’A.R.C.I. che fa da propulsore per le attività sportive e ricreative. Nel 1973 inizia l’attività del Premio Brufa che viene consegnato durante la festa del patrono S. Ermete (28 Agosto) a persone del luogo che abbiano conseguito speciali meriti; la festa popolare che si tiene nell’ultima decade di Agosto si arricchisce, nel 1987 della Manifestazione “Scultori a Brufa – La Strada del Vino e dell’Arte” che consiste nella sponsorizzazione di una mostra di sculture di un’artista già noto, il quale realizza un’opera da collocare, in via permanente, nel territorio o nel paese. I due primi artisti sono stati “figli” di Brufa. Da qualche anno è iniziata anche la manifestazione “Brufa Arte Giovani” che sulla falsa riga di Scultori a Brufa sta valorizzando nutriti gruppi di potenziali artisti. Da anni è attivo un gruppo teatrale, che pone in scena opere per la maggior parte in dialetto, assai apprezzato nella regione.