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ALDO CAPITINI ED IL SUO SGUARDO SU BRUFA: STORIA ED ARTE DAL TERRITTORIO.

di Massimo Fico

Occasioni come il quarantesimo anniversario della morte del grande filosofo e politico umbro Aldo Capitini possono diventare momenti significativi per un territorio e per una comunità (Brufa) semplicemente prendendo spunto dal pensiero e dalle riflessioni di un intellettuale, da una prosa tanto significativa quanto genuina, vivida nelle sue puntuali ricostruzioni.

Quale possa essere il nesso tra una tale premessa ed il territorio di Brufa diventa il punto fondamentale da chiarire di seguito.

Il pensiero lucido è quello di Aldo Capitini ed è lo stesso rintracciabile nel volumetto, in ristampa per l’occasione, “PERUGIA punti di vista per un’interpretazione”, mentre la sua prosa evidenzia delle attitudini letterarie di primo piano, non sempre adeguatamente considerate dalla critica storiografica.

Lo sguardo contemplativo di un filosofo sul proprio territorio, l’Umbria (nel suo complesso), Perugia (la sua città), i vari comuni e realtà locali figli di un profondo legame storico con il capoluogo. Una riflessione volta quasi a far riemergere dalla naturale ed assennata osservazione delle forme geografiche e altimetriche il forte profilo di una storia dal grande valore identitario, come se le due dimensioni, terra ed evento storico, fossero le due facce della stessa medaglia intesa come madre natura. È la prosa che con il suo realismo e la sua capacità evocativa riesce, a nostro parere, nel generare la concreta suggestione di quel rapporto di reciprocità a cui sopra si faceva richiamo.

Perché Brufa? Che cosa rappresenta questo nome e questa comunità nell’ambito della riflessione del filosofo? Quale legame ci conduce all’incontro tra Capitini e questa piccola porzione del territorio perugino?

Capitini, continuando a disegnare con le parole i lineamenti di un paesaggio tanto originale quanto carico di memoria storica, scrive nel 1946-47: “La caratteristica, invece, del colle di Brufa è che camminando sulla lunga cima del colle, verso l’antico borgo, tra una campagna meno ricca e come attratta dal passato operoso e rozzo, su su fino al duecento (in questo luogo si ritrovano accenti e volti dei più autenticamente umbri), si vede nello stesso tempo Perugia e la stupenda valle che giunge fino ad Assisi e al Subasio. È facile allora, ed è anche storico, localizzare qui la memoria di quelle drammatiche processioni del venerdì santo e l’appassionamento di quelle madri campagnole per la morte del Figlio crocefisso; proprio da una donna di Brufa ho sentito ripetere il distico:

“Gente piatose, mirate a Maria, La più triste donna che mai nata sia”

di un’anonima lauda duecentesca.

Una traccia inequivocabile della frequentazione, da parte di Capitini, del borgo brufano che lascia intendere qualcosa di più profondo; accertato il suo legame familiare, è molto realistica l’ipotesi di stagioni e periodi trascorsi nella quiete di quella campagna, così ben ferma e chiara nel sua ricordo.

Nell’intento di mostrare un profondo e autentico apprezzamento per la suddetta ricorrenza si vuol contribuire a rafforzare motivazioni, interesse ed impegno della Pro Loco di Brufa, associazione che da circa vent’anni cerca di interpretare al meglio la specifica funzione di promozione della dimensione artistico-storico-culturale. La vocazione naturale e storica del nostro territorio interpretata e valorizzata da segni artistici di profilo internazionale grazie alla nota manifestazione (ormai più che ventennale) “Scultori Brufa, la strada del vino e dell’arte”; evidenziata nel ricordo della presenza di San Giovanni da Capestrano, nei segni della fama di un Giovanni Andrea Angelini Bontempi (celebrato, nel 2005, con una pubblicazione specialistica -“Ruscelletto cui rigido cielo” - in occasione del III centenario dalla sua scomparsa).

“Su su fino al Duecento” dice Capitini; infatti Brufa (ex Castelgrifone) è in questo periodo scenario di controversie e battaglie medievali, di importanza capitale, che inseriscono sullo sfondo della lotta tra poteri universalistici ( Papato ed Impero) in concomitanza con le crescenti autonomie cittadine (Perugia e Assisi).

Il ricordo di Capitini è quindi rivolto a tutto questo; alla storia della nostra comunità, alla sua tradizione popolare, al suo caratteristico paesaggio. Chissà cosa avrebbe aggiunto a quelle righe e a quei versi se ora avesse potuto confrontarsi con la realtà contemporanea di un borgo sempre più fulcro di contaminazioni artistiche e culturali, ma che forse non ha ancora perso il senso e la coscienza di “quel passato laborioso”e autenticamente umbro.

Per tutto questo, come associazione locale (Pro Loco), vorremmo unirci idealmente, con profondo senso civico e partecipativo, alle commemorazioni organizzate in occasione del 40° anniversario dalla morte di Aldo Capitini.